Da Michele URSINI a Panfilo NAPOLEONE:

.. Ho visitato la bella parata delle tue creazioni.. e mi son trattenuto oltre un'ora davanti al tuo Abruzzo disteso per quei due lunghi corridoi della mostra e mi sono risentito più abruzzese che mai. I tuoi paesaggi, le tue figure maschili e femminili, (ma più maschili), vestite non a festa, ma con gli abiti del lavoro di una volta, abiti consunti dal tempo e dalla fatica, addosso a creature dimesse, rassegnate alla sorte o alla condanna, mi hanno riportato in un mondo ormai lontano, di sogno, che non so se mai stato possibile ieri o possibile oggi o domani. Gli alberi, i boschi, la neve, i casolari, le marine, e... la solitudine che fa compagnia ad ogni angolo o personaggio del quadro, e la malinconia effusa ovunque, che addolcisce il motivo o il significato della scena:., sono gli elementi primari, fondamentali della tua pittura, la quale ti esprime più della parola e della tua condotta quotidiana. Ti basta, a volte, un tocco d'acquerello o d'olio per dire tutto di tanto.

E' poesia, quella buona. che dice senza dire. L'arte è questa: comincia dove finisce la realtà, il problema è sapere o accorgersi dove è il confine, l'orizzonte che separa la terra dal cielo, il reale dal non reale, la materia dallo spirito. E c'è, poi, la maestria, l'abilità, frutto del genio che distingue l'artista dall'artigiano, il creatore dall'esecutore, E c'è, poi, ancora, il sentimento, la commozione, che sconvolgono l'ordine, l'architettura del corpo e turbano la ragione e fan star male, come una febbre improvvisa che, alta, brucia i finimenti intimi del fisico e condiziona la corsa del destriero.

Non c'è un momento di stanchezza, nella tua pittura; essa si svolge tesa, aderente alla tua persona e alla tua concezione della vita, alla tua filosofia di uomo delle vette che può e sa guardare e vedere lontano superando ostacoli d'ogni sorta, ostacoli fatti di lontananze, creste serene e anche nuvolose, che bloccano ogni tentativo di spingersi oltre il presente del tempo e dello spazio. Ne consegue che il lettore resta avvinto dalle forme vaghe, incerte, ma nascostamente presenti, appena accennate, ma visibili e sentibili, perché suggerite dai colori ora densi, ora dolci, ora inquieti e tenebrosi, che fremono e fan fremere, tremare e godere estasiati, ubriachi, per le emozioni che essi suscitano e l'onda di piacere che fan nascere, come un'eco che va e torna da una faccia all'altra della grande valle dell'anima.

Questo, in parte, è quanto ho provato iermattina visitando la tua mostra, una mostra che è un evento storico in questi tempi di marasma spirituale, quando si vuol far passare per bello ciò che è indiscutibilmente brutto. Questi tempi lo vogliono? Vi saranno altri tempi , i quali faranno giustizia e ripescheranno nel passato i tempì belli, quelli che hanno formato e dilettato l'uomo.

Chieti, aprile 2003.

Michele URSINI
Pubblicista, scrittore, critico d’arte